Sulla cima del monte Buzludzha, in Bulgaria, c’è un monumento al partito comunista bulgaro. Si tratta di un’architettura brutalista imponente e drammatica, nella sua decadenza. Sulla facciata dell’edificio, sulla parte destra dell’ingesso si trova un enorme scritta in lettere cirilliche, ispirata allo slogan del partito comunista di Marx e Engels. La parziale perdita del testo ha reso la frase illeggibile e ciò rispecchia il suo significato oggi, trasfigurato dal tempo.
“WORKERS, FROM ALL COUNTRIES UNITE! FORWARD! COMRADES LET S BOLDLY UI U GREA CAUS !” è un video realizzato nel 2019 dall’artista Ryts Monet. (lo potete vedere qui) Un video muto che mette in relazione il monumento, la sua decadenza, i suoi significati sbiaditi e l’artista, che spazzandone letteralmente via la polvere, se ne prende cura, lo riscopre, lo riporta alla memoria, non per l’epica che ne ha accompagnato la costruzione nel 1981, ma per quanto sia attuale e rappresentativo nel suo stato di abbandono.
Durante il lockdown dell’emergenza Covid-19, l’artista si ritrova a riflettere su quel monumento e sulle nuove valenze simboliche che ha assunto. Nel marzo del 2020 Ryts Monet è a Vienna, dove vive e lavora, impossibilitato a raggiungere l’Italia, con tutte le incertezze lavorative di un libero professionista. Osservatore e attore involontario di un momento storico che determina un cambiamento epocale per la nostra civiltà.
Cosa significa riflettere sulla condizione dei lavoratori nel 2020? La decadenza della memoria, il significato monumentale di una frase, la valenza simbolica di un monumento, il tempo, il caso…
Facendo cadere, una ad una le lettere della frase WORKERS FROM THE WORLD UNITE!, tradotta in Inglese in accordanza con uno sguardo culturalmente eurocentrico, affiora un nuovo significato…
WORKS FALL
TRUE!
Una frase che ha un significato ambivalente: I LAVORI CROLLANO DAVVERO. / LE OPERE SI REALIZZANO.
Dal punto di vista dell’osservatore, ad agosto 2020, tutto è ancora possibile, tutto può ancora fluire.
Il messaggio dell’artista vuole essere un monito, ma anche una speranza.
L’economia del lavoro post Covid 19 è uno scenario che stiamo contribuendo a disegnare.
Lo lasceremo crollare o saremo i protagonisti di un nuovo rinascimento?
Elena Tammaro, curatrice
(Creaa.it)
vive e lavora tra Venezia e Vienna.
Ha studiato all’Università IUAV di Venezia dove si è laureato in Arti Visuali nel 2007 con Nicolas Bourriaud come relatore di tesi. Nel 2011 si è specializzato in Comunicazione Visuale (Laurea Magistrale) nella stessa università.
Le sue opere sono state esposte in istituzioni come: YARAT Contemporary Art Space, Baku, Azerbaijan (2019), Q21, Museums Quartier, Vienna, Austria (2019), Kunsthaus Dresden, Germania (2019), Nakanojo Biennale, Giappone (2019), Budapest Galeria, Budapest, Ungheria (2019), 6 Moscow International Biennale For Young Art, Mosca, Russia (2018), Off Biennale Cairo, Egitto (2018), Mediterranea 18, Young Artist Biennale, Tirana, Albania (2017); Jan Van Eyck, Maastricht, Paesi Bassi (2017); Kunsthaus Graz, Austria (2016); Fondazione Antonio Ratti, Como (2016); Stedelijk Museum Bureau Amsterdam, Paesi Bassi (2015); PAN, Palazzo delle Arti di Napoli (2013); Tokyo Art and Space, Tokyo, Giappone (2012); 15th Tallinn Print Triennial at KUMU Art Museum, Tallinn, Estonia (2011); Fondazione Claudio Buziol, Venezia (2010).
Curiosità
WORKERS FROM THE WORLD UNITE!
Frase conosciutissima soprattutto per essere stata inserita nel Manifesto del Partito Comunista, Marx ed Engels (1848), è apparsa 5 anni prima nella pubblicazione The workers’ Union di una meno famosa Flora Tristan.
Flora Tristan era la nonna di Paul Gauguin.
Marie M. Collins and Sylvie Weil-Sayre (1973). “Flora Tristan: Forgotten Feminist and Socialist”. Nineteenth-Century French Studies. 1 (4): 229–234.